Le circostanze non sono un caso ma la circostanza Ë perchÈ riemerga in ciascuno di noi il desiderio per cui siamo fattiî. Don Julian Carron ci diceva queste cose solo pochi mesi f‡ Il terremoto nella sua drammaticit‡ Ë stato per me, per noi della comunit‡ dellíAquila, per tutti gli aquilani, in un modo drammatico e misterioso, una circostanza privilegiata per approfondire, rendersi pi˘ facilmente conto, della verit‡ di questa frase. Eí come se di colpo la distanza tra il capire quello che ci diciamo e líurgenza di farne esperienza fosse stata azzerata. Eí come se la crosta che nella nostra normalit‡ un poí borghese riveste il nostro cuore e lo separa dalla realt‡ fosse stata fatta a pezzi dal terremoto e le domande e le esigenze pi˘ profonde del nostro cuore fossero venute a galla in tutta la loro crudezza. Quando perdi o rischi di perdere tutto quello che hai costruito (casa, soldi, salute, cari, lavoro, futuro) emerge prepotentemente una domanda di senso per te e per gli altri a cui tu, e te ne rendi conto benissimo, non puoi rispondere. Allora la risposta cominci a cercarla per davvero. Se Cristo risponda o no ti comincia ad interessare davvero. Il modo con cui guardi la realt‡ cambia: sei pi˘ attratto dallíessenziale da ciÚ che ti corrisponde veramente. Il modo di obbedire cambia: uno Ë pi˘ disponibile a riconoscere qualsiasi accento di verit‡, di novit‡ che accade nella carne di coloro che ci sono accanto. Eí un cambio di sguardo, una conversione a quello che il Mistero fa accadere tra di noi. PerchÈ capisci di colpo che non stai pi˘ scherzando. Non Ë che i problemi siano risolti; non Ë che le case si ricostruiscono da sole; non ho ancora visto i morti risorgere. Le macerie sono l‡ intatte nella loro devastazione; la fatica di 2 mesi fuori casa si fa sempre sentire; il mio futuro Ë ancora inevitabilmente incerto ma tra queste macerie Ë innegabile sono comparsi dei fiori e quando guardi questi fiori anche lo sguardo sulle macerie cambia. Questi fiori sono persone, momenti, avvenimenti in cui emerge con chiarezza líopera di Dio. Questi fiori sono Daniela, Grazia, Angela, Erika, Ercole, Mauro, Cristiano, Eugenio con le loro parole, i loro abbracci, i loro sguardi; questi fiori sono stati la visita del Papa alla nostra terra; un fiore Ë stata la possibilit‡, che molte volte diamo per scontata, di partecipare agli Esercizi Spirituali della Fraternit‡; un fiore Ë la presenza del nostro amato Arcivescovo Mons. Molinari, che ogni giorno senza risparmiarsi offre a tutti e ad ognuno la paternit‡ di Dio. Noi come diceva Eliot siamo sempre gli stessi di prima: bestiali, carnali, ma miracolosamente ora sappiamo dove guardare, a Chi guardare. Líorigine della nostra speranza Ë in un Fatto presente. Per questo guardiamo ai nostri amici; per questo guardiamo a Maria come sorgente viva presente di Speranza. Vorrei infine concludere rileggendo la bellissima preghiera con cui Benedetto XVI ha invocato la Vergine di Roio durante la Sua visita a LíAquila:
ìO Maria, Madre nostra amatissima! Tu, che stai vicino alle nostre croci, come rimanesti accanto a quella di Ges˘, sostieni la nostra fede, perchÈ pur affranti dal dolore, conserviamo lo sguardo fisso sul volto di Cristo in cui, nellíestrema sofferenza della croce, si Ë mostrato líamore immenso e puro di Dio. Madre della nostra speranza, donaci i tuoi occhi per vedere, oltre la sofferenza e la morte, la luce della risurrezione; donaci il tuo cuore per continuare, anche nella prova, ad amare e a servire. O Maria, Madonna di Roio, Nostra Signora della Croce, prega per noi!