Don Luigi Traini ci introduce al tema del 41° Pellegrinaggio
Il Pellegrinaggio quest’anno ci accoglie con un annuncio che può sorprenderci: “Non sarai più solo, mai”.
Una pretesa che ci infastidisce, oppure una promessa che possiamo verificare nella nostra esperienza?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo capire quello che ci accade ogni anno, e che ci spinge a tornare. Dobbiamo capire quale sia la corrispondenza che ci muove da casa per affrontare il lungo cammino di una notte e tornare stanchi, ma resi più vivi da un’esperienza che ci scalda il cuore.
Ascoltando in questi giorni il racconto dell’incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus possiamo rintracciare qualcosa del modo con il quale Gesù si accompagna alla nostra vita per dirci che non saremo più soli, mai.
Del racconto del Vangelo colpisce il fatto che i due discepoli sanno quello che Gesù ha detto e fatto: «fu profeta potente in opere e parole davanti a Dio e a tutto il popolo» (Lc 24, 19). Inoltre sanno anche che «alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto» (Lc 24, 22-24).
Tuttavia, nonostante tutto ciò di cui sono a conoscenza, essi non vanno a vedere, ma tornano alle loro case delusi e soli con la loro delusione. Perché non basta un ricordo, pur pieno di nostalgia, a cambiare un presente triste.
Ma Gesù non li abbandona alla loro delusione: si accompagna alla loro tristezza, li tira fuori dalla delusione e dalla solitudine che li ha dominati fino a quel momento per farli sentire nuovamente desiderosi di ritornare a Gerusalemme, di ripercorrere lieti undici chilometri, mentre fino a poco prima desideravano solo arrivare a casa e riposarsi.
Che cosa di nuovo è accaduto loro, se non basta un bel ricordo a vincere l’urto del tempo? «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute» (Lc 24, 21).
Per far rinascere la speranza occorre che quell’incontro che l’aveva accesa riaccada con tutta la potenza di novità che li aveva conquistati la prima volta. Mentre il “già saputo” non risponde alla delusione e alla solitudine, quel nuovo incontro consente a loro di dire: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24, 29-32).
Del cammino tra Macerata e Loreto ormai conosciamo i metri che percorriamo, le preghiere che diciamo, i gesti che compiamo, i canti che ascoltiamo. Eppure non basterebbe tutto questo ad accendere il desiderio di tornare, né di proporlo ad altri amici. È l’avvenimento che accade in quella notte ad attirarci, un avvenimento che non siamo in grado di generare a casa nostra con le stesse preghiere e con gli stessi canti. È Lui che ritorna sul nostro cammino e che ci fa ardere nuovamente il cuore con la sua vicinanza piena di novità e di promessa.
Ma il giorno dopo cosa resta? Cosa ci aiuta ad affrontare l’urto della vita quotidiana? Certo non può bastare il bel ricordo della notte vissuta, né l’attesa della prossima. Occorre sorprendere, come ci insegna il Vangelo di Emmaus, che Lui non ci abbandona mai, ci viene a cercare, dentro ogni delusione, dentro ogni solitudine, per confermarci con la Sua Presenza, per ridirci quanto noi siamo preziosi ai suoi occhi.
«Allora aprì la loro mente per comprendere le Scritture» (Lc 24, 45). Viene ad aprire la nostra mente per aiutarci a guardare la realtà di ogni giorno e scoprire nelle pieghe delle circostanze e nei volti delle persone i segni inconfondibili della Sua Presenza che non ci lascia più soli, mai. Lui viene per far ardere il nostro cuore e renderci desiderosi di raccontarlo agli altri.
Ci aiuta in questa scoperta un cuore che già arde, quello di Papa Francesco:
«Dio non ti abbandona mai. Dio non abbandona nessuno. Dio ti dice: “Vieni”. Dio ti aspetta e ti abbraccia, e se non sai la strada viene a cercarti. [...] La gioia e la speranza del cristiano nascono dall’aver sperimentato qualche volta questo sguardo di Dio che ci dice: “Tu sei parte della mia famiglia e non ti abbandonerò alle intemperie, non ti lascerò a terra sulla strada, no, non posso perderti per strada” – ci dice Dio, ad ognuno di noi, con nome e cognome – “io sono qui con te”. Qui? Sì, qui» (Viaggio Apostolico a Panama, 23-28 gennaio 2019).
Il Pellegrinaggio ci offre la chiave educativa per vivere di questa evidenza e di questa certezza: essere attenti a riconoscere e disponibili a seguire la strada che Lui traccia e ci dona ogni giorno, e le persone che ci mette accanto per percorrerla.