Cari amici, non ho altro titolo per rivolgermi a voi se non la vita che condivido con ciascuno di voi. Il pellegrinaggio ci ricorda che siamo in cammino.
In questo momento della nostra storia e della storia del mondo, che cosa ci è chiesto? Innanzitutto che ogni passo, personale e comunitario, faccia appello alla Madonna perché ci renda disponibili al Mistero che ci raggiunge attraverso la compagnia in cui Lui è presente. È questa la grande responsabilità a cui la Chiesa ci chiama. Non lasciamoci distrarre da altre preoccupazioni, che non rispettano il metodo scelto da Dio per portarci al destino.
La figura di Marta ci indica la strada: solo l’incontro con Gesù l’ha cambiata veramente, valorizzando la sua umanità come nessun altro. Dal giorno in cui Lui è entrato nella sua casa, tutto ciò che Marta faceva era una risposta alla preferenza di Colui che le aveva ricordato che una sola cosa è necessaria per vivere: riconoscere e seguire la Presenza che bussa alla porta della sua, e nostra, umanità.
E ora, in questo momento buio della storia, di fronte a ciò che sembra più impossibile da realizzare, cioè la pace, che cosa ci è necessario più di tutto?
Da soli, pur con tutte le nostre buone intenzioni, non siamo capaci di fare giustizia. Siamo dei poveracci e non dobbiamo mai dimenticarlo: «Chi non ha sullo sfondo la coscienza dell’essere peccatore manca di un accento di verità nel rapporto con qualunque cosa» (L. Giussani, Un avvenimento nella vita dell’uomo, BUR, Milano 2020, p. 23). Come a Marta, che si agitava per mille cose, anche a noi manca la sola cosa necessaria, l’unica che papa Francesco non si stanca di domandare come risposta a tutto quanto sta accadendo: Cristo vivo, «sorgente della vera pace».
Diventi anche la nostra domanda durante il pellegrinaggio. Così che queste parole di don Giussani entrino nella carne delle nostre giornate: «L’impossibile pace tra l’uomo e la donna, l’impossibile pace tra vicini, l’impossibile fraternità, l’impossibile servizio, l’impossibile accoglienza, l’impossibile accettazione del dolore, del sacrificio, della morte... La parola “impossibile” è diventata per noi una gioia e persino una promessa: ciò che è impossibile agli uomini non è impossibile a Dio» («Litterae Communionis CL», 1991, n. 10). Solo Lui può liberarci dal male.
Ma quante volte a noi questo sembra troppo poco! A parole dichiariamo che a Dio tutto è possibile, ma nel concreto viviamo come se questa fosse una illusione. Almeno desideriamolo! E sia questo il contenuto del nostro dialogo con il Mistero lungo il cammino o nelle nostre case: «La preghiera diventi, sull’orlo del nostro orizzonte, l’avamposto, l’avamposto della nostra umanità, della nostra umanità in battaglia, perché la condizione della battaglia è inevitabile e inesorabile, anzi, per il Signore è stata la croce. […] Qualsiasi errore, qualsiasi recidività nei nostri errori non ci fermi. Non ci fermi, perché Dio è misericordia. […] Madonna, aiutaci, tu che sei stata fatta madre di tuo figlio! […] Aiutaci, Madre nostra, ad essere sicuri nella evidenza della giornata che dobbiamo vivere: dolore o gioia; o dolore e gioia» («Litterae Communionis Tracce», 2002, n. 9).
Come ci ha ricordato padre Mauro˗Giuseppe Lepori ai recenti Esercizi spirituali della Fraternità, «la novità che Cristo ha portato nel mondo […] è una novità di rapporti, una fraternità, una fratellanza nuova, un’amicizia che per il mondo è inconcepibile, e soprattutto impossibile senza Cristo».
Cominciare a guardare con stupore il proprio compagno di cammino come un fratello perché c’è Cristo, questo è l’inizio della altrimenti impossibile unità tra gli uomini, per noi e per tutto il mondo.
Nel centenario della sua nascita, la memoria grata di don Giussani ˗ che ci ha testimoniato «Cristo, vita della vita» ˗ ci renda sempre più collaboratori attivi della missione della Chiesa guidata da papa Francesco, disponibili a dare la vita per l’opera di un Altro.
Con amicizia
Davide Prosperi