Carissimi fratelli e sorelle,
il Signore vi dia pace! Saluto monsignor Vecerrica, i Vescovi delle Marche, tutti gli amici, le amiche, i fratelli e le sorelle della marcia Macerata-Loreto, che ormai è diventata una bellissima tradizione di preghiera, di unità, di pace e di ascolto. So che avreste voluto che io fossi presente con voi per dare la mia piccola testimonianza, purtroppo gli impegni pastorali, le visite pastorali, le ordinazioni (giugno è il mese delle ordinazioni) non mi consentono di lasciare la diocesi che è la mia casa, dove è bene che resti.
Il tema di questa vostra marcia quest’anno, se ho capito bene, è 'Come è possibile questo?' facendo riferimento alla domanda di Maria all’Angelo a Nazareth. È una domanda molto impegnativa, molto importante, che ci riguarda tutti. Penso alla nostra diocesi in questo momento, alla nostra Chiesa. Ci stiamo chiedendo da molto tempo: come è possibile tutto questo? Tutto quello che sta accadendo, questo mare di odio, di dolore, di sofferenza, di sfiducia, di chiusure: come è possibile tutto questo? Da dove viene? Viene da lontano, dal cuore dell’uomo in fondo, da lontano e da vicino in questo senso, dalla nostra incapacità a riconoscere l’altro come fratello e come sorella, come persona che ha gli stessi diritti e la stessa dignità. Tutto questo viene dalla forza delle ideologie, dove la propria idea di terra, la propria idea di paese, la propria idea di nazione prevale sulle persone che hai di fronte, sulla vita della gente, dove tutto viene asservito, anche la vita delle persone viene asservita a idee che, anche se fossero belle e legittime, non possono comunque giustificare tutto questo odio e questa morte, questo odore di morte, che ci sta quasi soffocando. Allora questa domanda: come è possibile tutto questo? Come è possibile che l’uomo riesca ad arrivare a tanto? Mi riferisco alla Terra Santa ma questo si può esportare in tante altre parti del mondo e si può portare anche nelle nostre relazioni personali, familiari, religiose, ecclesiali. Tutte queste divisioni, queste chiusure, questo arroccarsi su di sé, quando invece la vita cristiana non è altro che un aprirsi a un Tu, è un restituire a un Tu, a Gesù che si è fatto nostro fratello.
Questa domanda: come è possibile questo? si può anche portare in altri contesti. Durante questi mesi di guerra, durante tutta questa difficile situazione che stiamo vivendo continuo a incontrare, sono poche è vero però ci sono, persone che hanno voglia di spendere la loro vita per parlare dell’altro, per dire che non vogliono rassegnarsi a questa situazione di chiusura, a queste ideologie che fomentano odio, divisione e violenza. Come è possibile allora che ci siano persone credenti e non credenti, ebrei, cristiani e musulmani, soprattutto giovani che hanno voglia di mettersi in gioco per uscire dalla loro comfort zone e dire no, io non voglio vivere in questo modo, non voglio vivere in un paese così. E sono disposti, anche pagando un prezzo di solitudine, di incomprensione dentro la loro società, per dire c’è anche un altro modo per stare qui, c’è anche un’altra narrativa, una terza narrativa che non è una narrativa esclusiva, uno contro l’altro, ma una narrativa inclusiva, che dice: siamo qui non perché non abbiamo altra scelta, ma soprattutto perché il Signore ci ha messo qui e
dobbiamo trovare il modo, secondo la volontà di Dio, di vivere qui insieme uno accanto all’altro. Non mi faccio illusioni, bisogna essere realisti. Tutto quest’odio, queste ferite richiederanno molto tempo per essere guarite. La riconciliazione avrà tempi lunghi, ma la riconciliazione, un futuro diverso, una terza narrativa ha bisogno di qualcuno che la proponga.
Quando la città di Ninive stava per essere distrutta Dio ha scelto forse la persona meno indicata dal punto di vista umano, Giona, che non voleva uscire dalla sua comfort zone, voleva stare sicuro, al suo posto. Ha scelto Giona per dire a Ninive: devi cambiare. Ecco abbiamo bisogno anche noi di tanti Giona che, con entusiasmo o meno, comunque siano portatori di una parola altra, una parola
diversa, una parola altra, che ci apra gli orizzonti e che apra strade nuove. Dio ha creato il mondo con le parole, con la parola: sia fatta la luce, sia fatto il cielo, la terra e così via. Anche noi creiamo il nostro mondo con le nostre parole. Allora nel nostro linguaggio, nel nostro porci nella vita del mondo dobbiamo non solo chiederci come è possibile tutto questo, ma aggiungere e dire sia fatta la tua volontà secondo la tua parola, perché la tua parola, che ha creato il mondo, continuerà a creare e portare nel mondo persone che rendono la sua parola viva, capace di costruire e capace di resistere alle tentazioni di questo mondo, tentazioni di dolore, di violenza, di morte e portare nel mondo il desiderio di vita, di incontro e di pace. Grazie e un ricordo vicendevole nella preghiera.