di Domenico Bartolini
LORETO – «Osiamo rivolgervi un appello …». Al termine del cammino, i partecipanti a questo 44° Pellegrinaggio hanno giocato quel “Tutto è possibile a Dio” e, «dopo più di cento giorni di guerra di lutti e rovine», si sono rivolti ai due personaggi che oggi fanno stare il mondo con il fiato sospeso. Dal sagrato della Basilica hanno inviato una lettera a Mosca e a Kiev per dire che il popolo del Pellegrinaggio Macerata Loreto ha «questa ingenua e ragionevole fiducia che Lei, Presidente Putin, e Lei, Presidente Zelens'kyj, possiate, come Mosè, aprire una nuova strada nel Mar Rosso, che faccia passare il popolo all’asciutto».
La lettera, letta da Ermanno Calzolaio, presidente del Comitato Pellegrinaggio a Loreto, ricorda l’episodio delle nozze di Cana, quando Maria chiese a Gesù di risolvere il problema della mancanza di vino e invitò i servi a fare “tutto quello che Egli vi dirà”. Davanti a Gesù, i servi compirono un gesto così all’apparenza inadeguato come quello di riempire le giare di acqua. « Analogamente, camminare tutta la notte è un gesto in apparenza inutile davanti alle proporzioni del problema – scrive il popolo – Ma abbiamo imparato che nel cuore dell’uomo c’è sempre la possibilità di trovare nuove strade per portare salvezza, come è stata la risposta di Dio che, davanti alla drammatica situazione dell’uomo, ha scelto di farsi un bambino nel seno di una ragazza.»
«Noi abbiamo camminato con fiducia – conclude il testo – perché siamo figli di don Giussani, il sacerdote milanese che ci ha introdotto alla bellezza dell’essere cristiani, il quale ci ha insegnato che la suprema categoria della ragione è quella della possibilità.» Il sacerdote milanese, fondatore di Comunione e Liberazione, che da sempre promuove il Pellegrinaggio, era stato richiamato la sera prima anche dal cardinale Zuppi, proprio per riaffermare la preghiera come fondamento di tutto. «La preghiera diventi, sull'orlo del nostro orizzonte, l'avamposto della nostra umanità, della nostra umanità in battaglia – scriveva don Giussani nel 2002 – perché la condizione della battaglia è inevitabile e inesorabile, anzi, per il Signore è stata la croce. Qualsiasi errore, qualsiasi recidività nei nostri errori non ci fermi. Non ci fermi, perché Dio è misericordia».
Nella piazza del Bramante, il Pellegrinaggio è disceso alle 6.20. Durante la notte, il cammino è stato confortato dalla preghiera, dai canti e da testimonianze. Fra queste, quella di Gemma Calabresi, la moglie del commissario Luigi Calabresi che, nel 1972, venne assassinato dal terrorismo rosso. La signora Calabresi, di cui è stato trasmesso un intervento registrato, ha parlato del perdono, invitando a guardare chi ci fa del male come una persona con la propria umanità, «una persona come noi, che non è solo quel gesto negativo che ha commesso, ma tante altre cose.»
Gemma Calabresi rimase vedova con tre figli piccoli e ha detto di aver perdonato dopo anni gli assassini di suo marito e che ancora oggi prega per loro e chiede che abbiano pace nel loro cuore. «Sappiate – ha aggiunto – che il perdono non è una debolezza, ma una forza; ti fa volare alto, ti fa sentire libera, in pace con Dio e con l’umanità». «Quella mattina che uccisero mio marito – ha ricordato – ho sentito forte la presenza di Dio e ho ricevuto il dono della fede. Ho sentito dentro di me una pace quando proprio pace non ci doveva essere. Dio va da tutti, anche da chi è responsabile della morte e quindi bisogna essere convinti che Dio è lì accanto a noi. L’importante è chiedergli aiuto, Dio c’è e si farà sempre sentire».
A Loreto, davanti alla basilica, il cardinal Zuppi, sempre di buon umore, ha confessato di aver aperto e chiuso il Pellegrinaggio, «senza però aver fatto il pezzo in mezzo». Poi ha riservato un’altra battuta affettuosa a don Giancarlo: «ho chiesto di fargli l’antidoping ma lui ha detto che la sua forza gli viene dall’amore per Maria». Dopo l’invito del vescovo di Loreto Dal Cin a tornare a casa con Maria, è stata letta da tutti, ad alta voce, la Consacrazione al cuore di Maria di papa Francesco. Quindi, l’arrivederci all’anno prossimo, a pieno regime. Pandemie permettendo. Ma … “A Dio tutto è possibile”.